Il 95% dei materiali degli edifici da riqualificare può essere riutilizzato

Il 95% dei materiali degli edifici da riqualificare può essere riutilizzato

Il riutilizzo dei materiali degli stabili vecchi, in disuso o da dismettere, è possibile: lo rivela lo studio condotto da ENEA e l’Università La Sapienza di Roma, nell’ambito del progetto ES-PA, finanziato con i fondi del  PON – Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020.

I due enti di ricerca hanno messo a punto una nuova metodologia di analisi che consente di stimare la percentuale di riciclo degli elementi infrastrutturali e architettonici degli immobili datati.

La ricerca, pubblicata su Sustainable Chemistry and Pharmacy, rivela che attraverso processi sostenibili è possibile ridurre i materiali da demolire ad una minima percentuale di scarto, mentre la quasi totalità degli stessi può essere reimpiegata, sia per il recupero della struttura (per il 35%), sia per altri usi (per il 60%).

Riutilizzo dei materiali edili: la sperimentazione

La sperimentazione ENEA – La Sapienza è stata condotta nel VII municipio romano su un deposito degli autobus della superficie di 11 mila metri quadri, costruito negli anni ‘30 e in disuso dal 2018.

I risultati emersi dallo studio dei ricercatori sono di una portata notevole, soprattutto considerando che nel nostro Paese 9 mila chilometri quadrati di superficie – pari a circa il 3% del territorio nazionale – sono occupati da siti industriali o civili, obsoleti e da dismettere.

Risultati

Antonella Luciano, ricercatrice del Laboratorio ENEA Valorizzazione delle risorse nei sistemi produttivi e territoriali, riguardo al progetto, dichiara: “individuare l’entità dei materiali recuperabili consente di supportare un piano di uso efficiente delle risorse a livello Paese”.

La nuova metodologia è stata testata su un’area composta da 18mila metri cubi di materiali – prevalentemente cemento armato – di un peso complessivo di circa 35mila tonnellate, ed ha portato ad un progetto di riqualificazione architettonica per il recupero degli spazi che prevede la demolizione di soli 1000 metri cubi di materiali.

Di questi elementi di scarto, solo il 4,7% è destinato alla discarica,  mentre la restante parte può essere riciclata.

Con il nuovo approccio ENEA – La Sapienza, la percentuale di recupero del 95% supera di ben 25 punti percentuali la soglia minima stabilita dalla legge – pari al 70% – e, gli edifici architettonici oggetto di valutazione riguardano tutte le tipologie costruttive: sia gli edifici industriali che gli stabili residenziali e scolastici.

Smart city e riutilizzo dei materiali edili

L’implementazione su larga scala della circolarità dei materiali all’interno del settore edile richiede però un processo innovativo di progettazione e di costruzione.

Per le smart city del futuro gli architetti devono prevedere la fase di decostruzione già in corso di progettazione, con un’ottimizzazione del recupero di tutti i materiali riciclabili come mattoni in argilla, lastre e blocchi di pietra ed elementi in acciaio che hanno un’elevata energia incorporata e un basso calo di prestazioni nel tempo.

Elementi chiave

La possibilità di migliorare il settore immobiliare ed industriale dipende da diversi elementi quali la quantificazione dello stock di materiali edili a fine vita e l’implementazione di banche dati dei materiali cui fare riferimento per la progettazione dei nuovi siti.

Sono altresì fondamentali, per un cambio di passo, la mappatura georeferenziata delle aree di distribuzione dei materiali riutilizzabili e la presenza di piattaforme di scambio dei componenti e dei materiali provenienti dalle decostruzioni.

Il processo quindi è lungo e richiede impegno, consapevolezza, formazione e professionisti specializzati. 

Il riutilizzo dei materiali è una sfida di portata internazionale: a livello globale il settore delle costruzioni è infatti responsabile del 60% del consumo di materie prime, del 23% delle emissioni di anidride carbonica e del 50% dei rifiuti prodotti dalle attività di costruzione e demolizione.

Roberta Mordini