Esg Smart Road “Visione, competenze e determinazione sono i driver per il cambiamento" Gianluca Santilli, Presidente dell’Osservatorio Bikeconomy. Roberta Mordini 13 November 2023 Sicurezza Sostenibilità Notizie correlate Esg Legal Lille caccia i ciclisti dal centro Tech Smart Road Esg NYC amplia le flotte di bike sharing e punta sulle piste ciclabili Smart Road Esg Enforcement Dublino lancia “Light up your Bike” per l’uso responsabile della bicicletta L’ecosistema della bicicletta è oggi al centro delle strategie europee per lo sviluppo urbano e può costituire un punto di svolta in numerosi settori, dalla transizione ecologica alla mobilità, dalla salute al turismo e alla moda. Il valore economico delle due ruote, secondo la European Cyclists’ Federation, è pari ad oltre 500 miliardi di euro, più del PIL della Danimarca, ma l’Italia è rimasta indietro. Per recuperare il gap, Gianluca Santilli, Presidente dell’Osservatorio Bikeconomy indica la strada in un’intervista in esclusiva a Citynext: “visione, competenze e determinazione sono i driver per il cambiamento”. Perché Bikeconomy? “Dal 2012 mi dedico all’analisi dell’economia della bicicletta che chiamai “bikeconomy” che oggi ha un valore globale di oltre 500 miliardi nella UE. Al fatturato derivante dalle vendite del mezzo, va aggiunto il valore economico degli altri comparti che ruotano attorno alla bici, tra cui salute, mobilità, turismo, smart cities, moda, infrastrutture, ecc.”. Come nasce l’Osservatorio? “Per accompagnare lo sviluppo del settore e diffondere una nuova cultura delle due ruote presso i decisori pubblici e le aziende private, dopo aver organizzato, nel 2016, il primo Bikeconomy Forum, nel 2017 abbiamo costituito l’Osservatorio Bikeconomy. L’Osservatorio è un contenitore delle competenze di esperti a livello internazionale che funge da centro reputazionale di analisi e studio per promuovere il connubio tra enti, finanza e industria nei settori della bikeconomy e della mobilità sostenibile, realizzando progetti, individuando fonti di investimento e favorendo il loro indirizzo verso chi opera nel comparto. Tra i partner internazionali spiccano l’Ambasciata d’Olanda, la Dutch Cycling Embassy e l’Osservatorio sul Cicloturismo”. Quali passi ha già compiuto l’Osservatorio? La ciclopedonalizzazione di Madonna di Campiglio “Il confronto a livello nazionale e locale è incessante e si snoda in un percorso che conta passi concreti. Uno di questi è il progetto che mira a creare, per una perla turistica come Madonna di Campiglio, un contesto car free dove dal 2025 ci si muoverà solo a piedi, in bici ed altre modalità di mobilità dolce, d’estate come in inverno”. Upslowtour per il cicloturismo in Piemonte “Un altro progetto realizzato grazie al contributo dell’Osservatorio e con il patrocinio del Ministero del Turismo è Upslowtour. L’iniziativa di rilancio del cicloturismo in Piemonte è stata promosso dall’Unione Montana del Pinerolese, in collaborazione con i Comuni di Angrogna, Bibiana, Bobbio Pellice, Bricherasio, Luserna San Giovanni, Lusernetta, Prarostino, Roletto, Rorà, San Pietro Val Lemina, San Secondo di Pinerolo, Torre Pellice e Villar Pellice. Il progetto ha portato alla realizzazione di 16 anelli dotati di punti di ricarica per le e-bike, aree di sosta e specifica segnaletica degli itinerari. Il pool di esperti dell’Osservatorio ha contribuito ai lavori preparatori dell’accordo di rete tra la moltitudine di soggetti pubblici e privati coinvolti in Upslowtour”. TIM Smart City Challenge “L’Osservatorio è stato inoltre tra i protagonisti del progetto “TIM Smart City Challenge”, un’iniziativa di innovazione rivolta a mobilitare l’ecosistema italiano delle smart city attraverso l’offerta di nuovi i servizi e soluzioni smart. Oltre a TIM e Bikeconomy, hanno contribuito alla definizione della Challenge soggetti di assoluto rilievo come CNR Dipartimento di Ingegneria, ICT e Tecnologie per l’Energia e i Trasporti – DIITET; Edison NEXT; eFM; Intesa Sanpaolo Innovation Center e Osservatorio Startup Intelligence Politecnico di Milano”. Urban Award e l’Oscar del cicloturismo “Tante altre iniziative sono state realizzate in Italia e all’estero, grazie ai membri dell’Osservatorio come Ludovica Casellati, che ne è Vicepresidente, la quale ha ideato il premio Urban Award e l’Oscar del cicloturismo, giunto quest’anno alla nona edizione”. CAMBIO a Milano “L’Osservatorio Bikeconomy, grazie a Decisio, società specializzata nella analisi e pianificazione di mobilità sostenibile, ha realizzato il biciplan della Provincia di Milano, denominato CAMBIO per realizzare, entro il 2035, un sistema di 750 km di infrastrutture che consentano di compiere in bicicletta il 20% degli spostamenti totali sul territorio e il 10% di quelli intercomunali”. Analisi di best-practice L’Osservatorio studia le best practice urbane per poi proporne la replica in altre realtà. Tra queste, sono di sicuro interesse la ciclabile sopraelevata di Sabbioneta, progettata dall’architetto Carlo Ratti sugli alberi, e il modello di Zermatt, lato svizzero del Cervino, dove gli spostamenti nella località sciistica avvengono solo a piedi, in bicicletta o con l’ausilio di e-taxi, bus elettrici o carrozze trainata da cavalli, che ha ispirato il progetto di Madonna di Campiglio. Le Amministrazioni si muovono? La risoluzione europea adottata il 16 febbraio 2023 per lo sviluppo di una strategia UE in materia di traffico ciclistico ha segnato un passo importante nel riconoscimento della bicicletta quale strumento prioritario della mobilità del futuro. Anche a seguito degli orientamenti del legislatore comunitario, le amministrazioni e gli operatori stanno accelerando le politiche e gli interventi sul sistema ciclabile locale. La sicurezza anche su due ruote è strategica per una smart city. Un tema centrale per favorire la mobilità in bicicletta è quello della sicurezza, soprattutto in Italia dove solo lo scorso anno si sono contati più di 3.000 morti sulle strade. Contrariamente a quanto si possa immaginare, i costi per la creazione di safety zone nelle città non sono elevati e possono essere facilmente arginati con un ricorso massivo al cosiddetto “urbanismo tattico”: fioriere, vernice sull’asfalto, isole pedonali e riduzione dei limiti di velocità nei centri abitati. Sono tanti gli esempi di urbanismo tattico nel mondo: la pedonalizzazione di Time Square a New York su tutte, ma non sono da meno le esperienze significative di Londra, Parigi e Valencia. La pedonalizzazione può incontrare un iniziale ostracismo da parte dei commercianti coinvolti dalle chiusure al traffico, ma gli stessi imprenditori si accorgono poi facilmente e rapidamente dei benefici per i loro bilanci economici della tranquillità offerta ai cittadini per muoversi liberamente in aree pedonali più sicure, protette e meno congestionate dal traffico veicolare. Cosa si può fare di più? Le rilevazioni statistiche mostrano che anche per il 2022, il 75% degli incidenti avviene sulle strade urbane e sono causate da distrazione, mancato rispetto della precedenza e velocità troppo elevata. Questi tre fattori contano complessivamente il 38,1% dei sinistri e le amministrazioni potrebbero arginare il fenomeno ricorrendo massicciamente alla tecnologia oggi disponibile: più telecamere, videosorveglianza e strumenti di telecontrollo possono garantire non soltanto il più ampio rispetto della normativa, ma anche più ordine pubblico e migliori standard di sicurezza urbana. Ideologie a parte, le città sono intasate di auto. Traffico e congestione si possono combattere? Guardando all’efficientamento della mobilità urbana, l’Osservatorio punta molto sullo sharing per razionalizzare il numero, gli spostamenti e perfino le soste dei mezzi privati. Un’analisi evidenzia che solo a Roma si contano oltre 2,3 milioni di auto di cui 1,8 milioni dei cittadini. La percorrenza media non supera i 10 chilometri, ma quello che colpisce di più è che queste auto sono ferme per almeno 8 ore nella fascia oraria lavorativa generando una illogica e dannosa occupazione di suolo pubblico. Se gli investimenti pubblici potenziassero lo sharing dei veicoli e ne favorissero efficacemente l’utilizzo da parte dei cittadini, basterebbe una sola auto condivisa al posto di 20 private, occupate prevalentemente da un solo individuo. La razionalizzazione del parco circolante non produrrebbe benefici solo alla circolazione con strade più sgombre e parcheggi più liberi, ma anche all’ambiente e all’economia della città. Pubblico e privato insieme possono fare la differenza C’è ancora tanto da fare per trasformare davvero le nostre città in smart city, sfruttando appieno anche le loro potenzialità turistiche. L’Osservatorio sta collaborando con Cassa Depositi e Prestiti e Fondazione Roma per nuovi progetti a vantaggio della vivibilità della Capitale. Ma questo percorso è replicabile in tante altre realtà urbane. Non si può prescindere dalla sensibilizzazione e dalla formazione dei bambini per percorsi casa-scuola più sicuri, nonché lo sfruttamento delle aree verdi urbane per creare percorsi sicuri e a impatto zero che colleghino le varie zone delle città. Proprio in città vivrà oltre il 70% della popolazione mondiale entro il 2030. In questo scenario le imprese private sono chiamate a operare scelte determinanti all’interno delle smart city, valutando dove dislocare gli insediamenti produttivi e le sedi lavorative sulla base della qualità e dei servizi offerti dal territorio e dal suo sistema infrastrutturale. Sempre nelle aziende, che siano pubbliche o private, avranno un ruolo importante i mobility manager, la cui figura necessita però di una corretta e professionale formazione. Guardando alla mobilità dolce, in Parlamento si discute di tante novità per il Codice della Strada. Sui monopattini, ad esempio, arriverà la targa. Potrebbe essere utile anche per le bici? La targa obbligatoria potrebbe scoraggiare l’uso della bicicletta e quindi, in questo momento, non è certamente opportuna. L’Osservatorio non pone pregiudiziali al riguardo, ma nota che le biciclette negli altri Paesi non sono targate. Sarebbe però favorevole ad una copertura assicurativa. Per la sicurezza stradale sarebbe però importante per lo meno consigliare fortemente l’uso del casco per bici e monopattini e ridurre i limiti di velocità. Un altro discorso meriterebbe l’attuale promiscuità di molte ciclabili che va decisamente eliminata e la qualità, per ora davvero scarsa, di molte infrastrutture ciclabili esistenti. Si può fare turismo anche in bici? Certamente. Nel 2022 lo hanno fatto oltre 7 milioni di turisti. Ma si deve rinnovare l’approccio dell’offerta verso la nuova domanda. Questo vale per le strutture ricettive che devono proporre servizi specifici per cicloturisti che hanno, contrariamente a quanto si pensi, una propensione alla spesa molto elevata. E questo vale anche per tutto l’indotto delle due ruote: dall’enogastronomia alla valorizzazione di borghi e territori, al lavoro dei giovani, fino ad arrivare al settore della moda che oggi offre abbigliamento tecnico per il cicloturismo oltreché per l’agonismo. La bici è green, ma in città e tra i veicoli chi pedala respira più smog. Questo è un luogo comune smentito da autorevoli studi scientifici che, in parole semplici, evidenziano come il ciclista fermo nel traffico sia esposto ai fumi di scarico delle auto, ma su due ruote ci si muove con più facilità e si svicola anche dallo smog oltreché dalla congestione. Fermi in colonna e nell’aria stagnante dell’abitacolo, gli automobilisti respirano più smog e più a lungo. Roberta Mordini
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