Tech Telemedicina, la smart health è innanzitutto qualità della vita Patrizia Licata 20 June 2023 Digitalizzazione Se lo scopo della smart city è migliorare il benessere dei residenti, è chiaro come la telemedicina e tutte le declinazioni della smart health rappresentino uno dei suoi servizi essenziali. La smart city può rendere l’assistenza sanitaria più intelligente “quando i sistemi e i dati sono integrati e interoperabili tra i principali servizi sanitari e altri servizi, tra cui la sicurezza pubblica, la qualità delle case, la salute ambientale, i servizi sociali, i servizi di emergenza e i trasporti”, si legge in un’analisi di Deloitte. “Ciò può contribuire a dare una risposta in tempo reale alle crisi sanitarie, ad affrontare le disuguaglianze e sostenere gli obiettivi di salute e benessere interconnessi delle comunità di tutto il mondo”. Infatti, l’agenda 2030 varata dall’Onu, con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs, sustainable development goals), inserisce fra i traguardi quello di assicurare la salute e il benessere per tutti e lo collega all’obiettivo di rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri e sostenibili. Telemedicina: servono Big data e 5G La base tecnologica della telemedicina e della smart health è quella di tutte le altre offerte della città smart: i Big data. Questi dati – generati in grandi volumi e diversi per formato e provenienza – vengono raccolti da qualunque tipo di dispositivo connesso a internet, dagli smartphone dei cittadini ai sensori presenti nei dispositivi medici. I dati vengono poi conservati in sistemi locali o centralizzati per essere analizzati, categorizzati e, infine, utilizzati per erogare servizi migliori, più in linea con la domanda e persino personalizzati. Accanto ai dati digitali c’è un’altra tecnologia imprescindibile per la telemedicina e la smart health: la connettività internet, possibilmente in banda ultra-larga (idealmente, in fibra ottica e in 5G). La città connessa è, infatti, costituita da un flusso costante di informazioni che viaggiano tra dispositivi e persone. La molteplicità di oggetti e utenti connessi contemporaneamente necessita di percorsi veloci, ad alta capacità e a bassissima latenza per supportare una comunicazione efficiente e in tempo reale. Smart health, alcuni esempi Un esempio di come i dati digitali di fonti disparate vengono usati nella smart city per le applicazioni sanitarie è rappresentato dal confronto tra i numeri sull’incidenza delle patologie respiratorie e cardiache e quelli sulla presenza di polveri sottili, CO2 e altre emissioni inquinanti nelle diverse aree della città. Da questi dati si ricava conoscenza utile a prendere decisioni, come la creazione di zone a traffico limitato e il varo di programmi di screening per i residenti. La comunicazione dei dati tra dispositivi connessi trova un esempio ideale negli apparecchi elettronici indomabili che registrano i parametri clinici di persone con patologie croniche – dal diabete all’ipertensione. Ciò permette sia ai pazienti che ai loro medici di controllare lo stato di salute in modo continuativo e di intervenire più velocemente se insorge un problema. Lo stesso scambio di dati permette di monitorare la diffusione di malattie infettive sul territorio – come nel caso delle epidemie influenzali. Il teleconsulto e il robot-chirurgo In particolare, quando sono medico e paziente a comunicare con i dispositivi connessi, si entra nel campo specifico della telemedicina, la medicina a distanza. La connettività abilita anche il teleconsulto, ovvero una videochiamata medico-paziente. Per esempio, possiamo trarre vantaggio da una comunicazione in tempo reale col medico per modificare il dosaggio di un farmaco in base a un parametro (come la fluidità del sangue, o i valori della pressione). Ma si può arrivare, in una medicina di alta precisione che richiede connessioni internet perfettamente stabili e veloci, alle collaborazioni a distanza tra medici in sala operatoria e altri specialisti in collegamento remoto e alla possibilità di comandare a distanza i robot impiegati in chirurgia. Queste tecniche avanzate possono aiutare a sopperire alla mancanza, in sede, di un preciso specialista o a superare l’isolamento di alcune aree remote e scarsamente popolate, spesso poco servite da strutture sanitarie. Migliorare il benessere dei cittadini Un esempio di smart health nella smart city citato da Deloitte è quello di Cascais, in Portogallo. Durante la pandemia di Covid-19 l’amministrazione locale ha creato una “war room” per poter gestire l’emergenza in modo integrato. Questa centrale di controllo ha permesso di avere visibilità in tempo reale sull’impatto della pandemia sulla popolazione locale e di gestire in modo armonizzato la risposta, come la distribuzione delle risorse sanitarie e l’informazione ai residenti. Lo scopo della smart health è, infatti, l’aumento della qualità del servizio per i pazienti e i residenti, nonché del lavoro per l’operatore sanitario. Al tempo stesso, i dati raccolti da questa comunicazione costante tra persone e dispositivi connessi permettono di creare enormi banche dati che formano una conoscenza storica della salute dei cittadini, una sorta di memoria sempre aggiornata sulla smart health nella smart city. Queste informazioni aiutano a definire le politiche dell’amministrazione pubblica che, si spera, puntino a una risoluzione dei problemi portati alla luce e a un continuo miglioramento della qualità della vita delle persone. Patrizia Licata