Esg Onu, sviluppo sostenibile: a rischio gli obiettivi per il 2030. Svolta possibile? Redazione 14 March 2025 L’agenda di 17 obiettivi di sviluppo sostenibile redatta dall’Onu è a rischio, entro il 2030 i Paesi delle Nazioni Unite potrebbero non farcela La necessità di attuare una crescita economica globale e di farlo salvaguardando però il pianeta è a cuore da tempo ai Paesi delle Nazioni Unite. Ed è per questo che, nel 2015, gli Stati membri dell’Onu hanno adottato gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, così da portare prosperità per le persone, ma anche per la Terra. Quell’agenda fatta di 17 punti, però, sarà parecchio difficile da rispettare entro il 2030. Lo evidenzia uno studio dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, pubblicato su Plos One, in cui si vede che le Nazioni del mondo sono in ritardo sulle tabelle di marcia che si erano prefissate. L’indagine si è basata sulle variazioni del Pil anno per anno dei 107 paesi che hanno aderito e poi ha tenuto conto dei 231 indicatori che l’Onu ha fissato per monitorare il rispetto degli impegni. Il risultato è che, al momento, la tabella di marcia non è stata ancora rispettata. E che gli obiettivi, tra loro, hanno anche collegamenti complessi. Per esempio, l’azione per il clima e consumo e produzione responsabili sono due target che sembrano sostenersi a vicenda, ma hanno una correlazione negativa con tutti gli altri 15 obiettivi. Il che significa, secondo gli studiosi, che il nostro sistema economico globale potrebbe ostacolare i miglioramenti nel campo climatico. Onu, a rischio l’agenda dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile nel 2030: disallineamenti a livello globale Onu, sviluppo sostenibile: a rischio gli obiettivi per il 2030. Svolta possibile? LEGGI ANCHE Meno CO2, più aree verdi per tutti: il modello 3-30-300 per le città del futuro. Come funziona Per cui serve ripensare probabilmente l’intero modello di produzione e consumo globale, che poi, in realtà, è formato da piani di sviluppo diversi. Un altro fattore emerso dallo studio dell’ateneo messicano è il disallineamento nel mantenere certi obiettivi a scapito degli altri nelle varie zone del mondo. Per esempio, i Paesi africani e asiatici, che hanno mediamente un Pil più basso, evidenziano scarsi progressi nella lotta alla povertà e nel miglioramento delle condizioni socio economiche, come l’uguaglianza di genere o il welfare. Però, di contro, stanno ottenendo risultati migliori nel campo degli impegni per il clima e per il consumo sostenibile. Il contrario per gli Stati più sviluppati. Servirebbe, dunque, ripensare i vari modelli produttivi, di consumo e di sviluppo globali, per stabilire sinergie e correre insieme verso il rispetto degli obiettivi. Le battute d’arresto avvenute durante la pandemia da Covid-19, alcuni eventi catastrofici dovuti al cambiamento climatico e le guerre hanno contribuito a creare disuguaglianze. E a rallentare il processo di crescita sostenibile. Ecco perché ora l’agenda dei 17 punti dell’Onu è molto difficile da rispettare entro il 2030. A meno di una svolta sistematica in tutto il mondo nei prossimi 5 anni.