Polizia Locale? Una riforma che forse decolla

Polizia Locale? Una riforma che forse decolla

La riforma della Polizia locale è un must per tutte le stagioni politiche. Ovviamente anche questa legislatura non poteva non trovarsi la “patata bollente” tra le mani, ma vi sono dei progetti di legge in favore di un cambiamento. Bisognerà vedere se la volontà della base si rispecchierà concretamente con quello della politica, e viceversa, ovvio.

La riforma della polizia locale è necessaria?

La riforma delle funzioni della polizia locale è un topic che a ogni legislatura viene riproposto.

Questo prescindendo dallo schieramento politico: sia essa una componente di maggioranza o di opposizione, sia che si segga sugli scranni del centro destra,  sinistra o indipendente.

L’argomento si presta a essere inserito nel novero più ampio della contrattazione per il comparto sicurezza e difesa, dove la polizia locale non è contemplata.

Si presta, altresì, a essere affrontato – il tema del riordino – anche relativamente a talune indennità che, nel contesto del contratto pubblico per gli enti locali, le funzioni di polizia – in realtà – mal si conciliano.

Motivo per cui, alcune sigle sindacali auspicano quantomeno un contratto autonomo.

Infine, ma solo per dire, alla tipologia contrattuale sono associabili una serie di benefit, siano essi operativi che diretti al personale. Si spazia dall’utilizzo di strumenti operativi, come l’accesso al sistema d’indagine informatizzata, pagamento delle tasse di concessioni per frequenze radio e proprietà auto di servizio.

Ancora, si pensi al pagamento delle spese a seguito di procedimenti penali o amministrativi dove gli agenti sono coinvolti per motivi di servizio, stante le difficoltà nella concessione di emolumenti a seguito di cause di servizio.

Tutte forti disparità rispetto alle forze di polizia nazionali, che la politica conosce oramai da tempo.

riforma polizia locale

Evoluzioni nel tempo?

Purtroppo anche nel contesto dell’ultimo decreto sicurezza è mancata la voglia del legislatore di dare un taglio al passato. Quantomeno a quella dicotomia tra agente di pubblica sicurezza h24 e “a tempo”, com’è appunto statuito l’Agente della Locale.

Il riferimento corre alla licenza di portare un’arma, ora concedibile, in funzione del titolo di agente p.s., alle sole forze nazionali, stante – come già detto – vi siano varie progettualità volte a equiparare, almeno a grandi linee, le forze in campo, anche in virtù della tanto decantata “polizia di prossimità”.

Proprio in funzione della “prossimità” e quindi del concetto stesso di sicurezza urbana e delle interazioni che si creano tra enti locali e nazionali, la politica si è prodigata a emanare una serie di misure (per il c.d. “sindaco sceriffo“), strumenti di raccordo tra Prefetture e Comuni, cooperazione tra Polizie nazionali e locali, ma “niente più”.

Tutte misure, verrebbe da dire, “spot“, che chiaramente in un tessuto più ampio hanno la loro importanza, ma pur sempre parcellizzate.

Si pensi alla difficoltà, burocratica più che tecnica, di attuare strumenti di videosorveglianza partecipata, in un groviglio di norme che tengano anche conto delle linee guida del garante Privacy.

Le difficoltà che vengono affrontate sul territorio, dalla formazione dei dipendenti, alle realtà operative, sono del tutto simili a quelle note alle FF.PP. nazionali. Eppure la politica riesce ad avere problemi nell’aggirare “l’ostacolo” della legge quadro della Polizia locale (L. 65/1986) anche a livello locale, si pensi al “caso Umbria“, per esempio.

La federalizzazione della sicurezza, al pari della sanità, è sostanzialmente un problema sottaciuto.

Lo è ancora di più quando il legislatore nazionale ignora che la sicurezza urbana, come dallo stesso definita, non rientra pienamente nelle casistiche della “sicurezza” in strictu sensu”.

Di conseguenza è la volontà politica a scemare verso un concreto cambiamento.

Stante lo stesso realizzarsi a “macchia di leopardo”, proprio per una logica contrattuale non lineare e per la presenza di “n” leggi regionali differenti.

Ultima proposta di riordino…

Accanto ai d.l. in essere, anche a livello locale, come già richiamato, qualcosa si muove.

Si pensi alla Valle d’Aosta, dove una recente proposta vorrebbe modificare la legge regionale del 2010, si vedrà se nel senso richiesto dagli operatori.

Silvestro Marascio