Car sharing: "Scelta consapevole e sostenibile"

Car sharing: “Scelta consapevole e sostenibile”

In occasione della Settimana Europea della Mobilità Sostenibile, dal 16 al 22 settembre 2024, il tema “La condivisione degli spazi pubblici” pone la lente di ingrandimento sul carsharing nel contesto urbano.

In un paese come l’Italia, con il più alto numero di auto per abitante in Europa, il problema dell’utilizzo inefficiente delle automobili, parcheggiate per il 95% del tempo, diventa sempre più rilevante.

Questo fenomeno contribuisce non solo all’inquinamento urbano e alla congestione stradale, ma anche all’effetto isola di calore e all’occupazione eccessiva degli spazi pubblici.

Il carsharing rappresenta una scelta consapevole e sostenibile.

Questo modello di mobilità permette di aumentare l’uso dei veicoli dal 5% al 30-40%, liberando spazio urbano prezioso e riducendo significativamente le emissioni di CO2.

Abbiamo intervistato Luigi Licchelli, presidente di Assosharing e Business Development & Public Affairs Italia di Free2Move, con una particolare attenzione sulla sicurezza.

Prima di andare nel dettaglio, facciamo il punto della situazione: i numeri della mobilità condivisa sono in crescita nel post covid e quali sono le proiezioni per i prossimi anni?

“I numeri della sharing mobility sono complessivamente in crescita, si parla del 41% di noleggi in più sull’anno precedente (+77% sul 2019). C’è però una differenza importante tra i numeri della micromobilità (bike e monopattini) rispetto a quelli del carsharing che hanno subito di più, assieme al trasporto pubblico locale, il contraccolpo della pandemia (+7% di noleggi sull’anno precedente, ma -50% sul prepandemia)”.

“Riguardo le prospettive a livello globale sono piuttosto chiare: secondo uno studio di Bearing point gli spostamenti con mezzi condivisi aumenteranno dall’8 al 23% da qui al 2030, quindi praticamente domani. Se questa tendenza sarà seguita anche in Italia dipenderà oltre che dall’impegno di noi operatori anche dal contesto regolatorio e dalla leva fiscale”.

“Da un lato i comuni che considerano lo sharing come un complemento del TPL dall’altro alcuni lo tassano con canoni pesanti che riducono le possibilità di investimento degli operatori a danno del servizio verso i cittadini, chiedono motorizzazioni elettriche senza considerare il livello infrastrutturale offerto dalla città e obbligano a coprire aree operative molto grandi a discapito della sostenibilità economica dei servizi stessi.

Il governo centrale invece dovrebbe operare un allineamento dell’Iva dal 22 al 10% come per il TPL e gli NCC per liberare risorse per investimenti e per una maggiore sostenibilità economica del settore.

Assosharing ha avviato dialoghi e avanzato diverse proposte in questo senso.

Electric car charging station around Crouch End area on London street

L’utenza è sensibile al tema della mobilità sostenibile?

“Certamente sì nell’ambito urbano, qui infatti lo sharing può garantire numerose esternalità positive quali riduzione degli inquinanti, del traffico e spazio pubblico liberato grazie alla rotazione maggiore dei veicoli in sharing rispetto a quelli privati. Lo invece meno al di fuori dei centri cittadini e in aree con meno densità abitativa, laddove si presta meno una soluzione in sharing e sarebbe più opportuno un sistema di mobilità a chiamata”.

Quali sono i vostri riscontri sull’appeal legato alle auto a zero e basse emissioni?

“C’è sicuramente attenzione al tema ambientale, a parità di prezzo e soprattutto di prossimità del mezzo il cliente preferisce un mezzo elettrico o a più basse emissioni. Ma ricordiamoci che il trasporto è spesso una necessità e considerato come tale, tende più spesso a prevalere l’aspetto pratico (vicinanza e convenienza)”.

Scelta consapevole per tutte le fasce di età?

“C’è sempre maggiore sensibilità da questo punto di vista da parte di tutte le generazioni, il tema è trasversale e si è sempre più consapevoli del ruolo che lo sharing può giocare nell’ambito della mobilità urbana. Sappiamo che una singola auto del car sharing può sostituire fino a 20 auto private, auto che mediamente rimangono ferme per il 95% del tempo. Si è sempre più consci anche della convenienza economica se si considera il costo di un mezzo privato come l’auto, tra acquisto, manutenzione, tasse, assicurazione, parcheggio etc.. In un paese come il nostro, che ha il tasso di motorizzazione più alto d’Europa, sono considerazioni particolarmente importanti”.

I giovani rispondono meglio a questo cambiamento in essere del concetto di “auto di proprietà” che sta svanendo?

“Sì, assolutamente. In generale i giovani tendono a dare maggiore valore alle esperienze piuttosto che alla proprietà e mediamente prendono più tardi la patente di guida. Al compimento della maggiore età sempre più giovani piuttosto che farsi regalare un’auto preferiscono fare un viaggio importante. Hanno anche una più elevata sensibilità ambientale. Per questi motivi lo sharing che pone l’accento sull’uso invece che sulla proprietà, che consente di inquinare meno e ridurre i flussi di traffico, in quanto chi usa lo sharing tendenzialmente si sposta solo quando è realmente necessario e fa una parte del tragitto a piedi”.

Sul tema “sicurezza”, gli utenti si sentono tutelati nell’utilizzare un mezzo condiviso?

“La sicurezza riguarda molti aspetti tecnologici, ma anche l’urbanistica etc… Considerando solo i mezzi, va innanzitutto detto che i veicoli in condivisione sono più controllati e meglio manutenuti mediamente rispetto ad un mezzo privato, sono anche più nuovi(ad es. le auto di carsharing hanno età media di 1-2 anni)”.

“Dal punto di vista strettamente tecnologico, riguardo le auto e i motorini in condivisione, gli interventi sono più complessi da effettuare e seguono sovente gli aggiornamenti di sicurezza che mettono progressivamente in campo i produttori dei mezzi e resi obbligatori in alcuni casi dal legislatore. Ad esempio tramite i sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS) come alcol lock, limitatori di velocità, scatole nere, rilevatore stanchezza e distrazione etc..   obbligatori sulle nuove auto dal luglio 2024″.

“Dal punto di vista dei monopattini in condivisione sono stati fatti molti passi avanti dopo l’intervento normativo del 2021 che ha obbligato gli operatori(ma anche i privati) ad adottare una serie di misure di sicurezza(doppio freno, frecce, velocità ridotta a 20km/h e a 6km/h su aree pedonali, divieto transito su strade extraurbane, pneumatici più larghi). Da qui la mortalità sui mezzi in sharing è crollata a zero vittime, mentre il controllo sui mezzi privati è molto più difficile e i numeri sono dunque diversi”.

Carlo Cimini