Giro di vite sulle buche stradali, il Governo le vieta per legge

Giro di vite sulle buche stradali, il Governo le vieta per legge

Notizie correlate

Il decreto ministeriale n. 279 pubblicato il 23 agosto 2024 sulla Gazzetta Ufficiale, introduce nuovi e più severi criteri per la costruzione delle nuove strade e per la manutenzione di quelle esistenti.

Le buche stradali costituiscono un pericolo per tutti gli utenti della strada, che vanno dagli automobilisti, fino a includere le categorie più deboli come motociclisti, ciclisti e pedoni.

Insomma, le strade sconnesse rappresentano un vettore di incidentalità molto consistente, senza dimentica che, nel migliore dei casi, il rischio concreto di ritrovarsi con un pneumatico forato o con un cerchio storto è più che concreto.

La soluzione dell’esecutivo italiano

Da nord a sud il problema delle buche è consistente e va ben al di là delle divisioni geografiche.

Ma come fare per garantire delle buone condizioni del manto stradale?

Rispondere a questa domanda non è semplice, ma il Governo italiano, col decreto ministeriale n. 279 pubblicato il 23 agosto 2024 sulla Gazzetta Ufficiale, vuole dare una risposta concreta a questo annoso problema.

Le novità

Nell’articolo 1, oggetto e ambito di applicazione, si legge: “sono adottati i criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di progettazione ed esecuzione dei lavori  di  costruzione,  manutenzione  e  adeguamento delle infrastrutture stradali di cui all’allegato 1, che  costituisce parte integrante del presente decreto”.

I criteri ambientali

La novità principale del decreto è l’approccio dei criteri ambientali minimi per il conseguimento degli obiettivi ambientali.

Tra i criteri per l’affidamento del servizio di progettazione delle infrastrutture stradali vengono contemplati:

  • la sostenibilità ambientale dell’opera,
  • l’efficienza funzionale e la durata della pavimentazione,
  • la temperatura di posa degli strati in conglomerato bituminoso,
  • l’emissione acustica delle pavimentazioni,
  • piano di manutenzione dell’opera,
  • disassemblaggio e fine vita,
  • rapporto sullo stato dell’ambiente,
  • riutilizzo del conglomerato bituminoso di recupero.

Minimo 20 anni

Nello specifico, viene stabilito un ciclo di vita utile del manto stradale di almeno 20 anni.

Mentre per i risanamenti superficiali, la durata teorica dovrebbe essere di almeno 5 anni.

Più durata=più sostenibilità?

Sicuramente sì, perché maggiore durata e maggiore qualità si traducono in maggiore sostenibilità.

Per garantire durabilità e qualità è opportuno utilizzare materiali innovativi e sostenibili come il polverino di gomma riciclata che si ottiene recuperando gli pneumatici esausti.

La gomma riciclata aggiunta al bitume consente di avere strade più resistenti e molto più silenziose.

Attualmente sono diverse le aziende che si sono specializzate nell’impiego di questa tecnologia, realizzando il manto stradale attraverso tecniche sostenibili che prevedono la produzione di miscele a tiepido.

Emiliano Ragoni