Legal Fuga dai Comuni del Veneto Silvestro Mar... 23 April 2025 Negli ultimi periodi si sta indagando sempre più sulla fuga dagli Enti locali, curioso è il caso del Veneto. Enti locali sotto la lente Sull’assenza di un contratto dedicato per la polizia locale, si è già avuto modo di scrivere. L’argomento è anche ripreso recentemente, in occasione della riorganizzazione del comparto sicurezza pubblica (anche con l’emanazione di un nuovo pacchetto sicurezza), ma il legislatore manca – evidentemente – di coraggio nell’esporsi per dare vita a un nuovo corso per il poliziotto locale. Infatti – a titolo esemplificativo e come capita sovente – è necessario attendere che sia la giurisprudenza a palesarsi, per chiarire taluni aspetti della vita professionale, in luogo di contratti e/o riforme. Si pensi, per esempio, allo scorrere di una sentenza della Corte di Cassazione (la n.13264 del 12.03.2025, dep. 4.4.2025). Con questo dispositivo si è arrivati a inquadrare le funzioni di polizia giudiziaria esercitate dalla polizia locale, e riferite all’art. 57 Co.2 lett. B CPP., dandone una chiave di lettura “nuova”, in relazione al rapporto di impiego e non solo per orario di lavoro. Ancora, ANCI scrive al Ministro Zangrillo, per richiamare attenzione sulle condizioni del personale delle funzioni locali. La Fondazione IFEL traccia un bilancio poco decoroso sull’andamento generale degli Enti Locali (assunzioni/dimissioni, prospettive future delle piante organiche). Conclude, l’infausto quadro, l’ARAN. L’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale per la Pubblica Amministrazione, tuona: sul piatto occorre una livellazione stipendiale e una iniezione di motivazione per il dipendente del comparto locale. Focus sul Veneto, perché? I problemi esposti qui inizialmente, interessano un intero comparto, certamente, perché è importante aprire un focus, quindi verticalizzare su una certa zona, un’analisi? La risposta potrebbe anche apparire scontata, ma tutto ruota su almeno tre elementi: capitale umano interessato, costo della vita e prospettive future dell’uomo-impiegato. Si, le considerazioni tracciabili sono realmente varie, visto che andando a riguardare i dati esposti dalla Fondazione dell’ANCI (IFEL), il Veneto guida l’elenco dei Comuni che ha una maggiore diaspora. Quali possono essere i motivi? Intanto il costo della vita. Andando a spulciare dati statistici ad ampio spettro, è possibile osservare come in Veneto, rispetto alla Sicilia, questa sia praticamente pari al doppio, e non da oggi. Certamente questi “primi” valori risalgono al 2011 (assestati da ISTAT nel 2012). Contestualizzando, si esce – al tempo – dalla bolla finanziaria che spazzando via il Governo Berlusconi, nel 2011, afferma il transito da un esecutivo politico a uno tecnico quindi a uno “di colore”, ma senza passare dalle urne. Certamente, negli anni bisogna considerare incidentalità varie, come la pandemia Covid, e variabili fisse, come l’infazione. Eppure non si cambia più di tanto. Nel 2021, la spesa mensile delle famiglie in Veneto era pari a 2.562,57 (in crescita rispetto al dato 2020: 2.387,33 euro), 125,61 euro in più della spesa per consumi delle famiglie residenti in Italia (2.437,36, anche questo in crescita rispetto al 2020: 2.328,23 euro). Ancora, nel 2024 non si riscontrano cambiamenti particolari, si tratta meramente di “un trend positivo”. 23 su 100 sono le province economicamente più forti, di queste 11 sono nel nord ovest, ma 10 sono nel nord est (solo Roma e Firenze fungono da presidio per il centro-sud). E in questo contesto che debbono anche essere lette le considerazioni espresse da ARAN, in occasione di audizione sul decreto legge 25/2025. Il decreto reca “Disposizioni urgenti in materia di reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni” , quindi quale sede migliore per esporre i problemi degli organici e dei danari non percepiti? I dati del Veneto Quando si parla di Enti Locali sembra palesarsi, quasi, un’entità astratta. Questo è quanto sembra guardando i report ufficiali, ma in realtà si parla dell’amministrazione di primo impatto per il cittadino. Le carenze organiche nel comparto – nel Veneto ci sono meno di 5 dipendenti ogni 1000 abitanti (poco più lo sono in Basilicata) – si fanno ancora maggiori nelle aree montane e nei piccoli centri. I costi Su tutto questo gravano, come anticipato: Costo della vita, a fronte di stipendi più bassi rispetto alla PA, come ricordato dal Presidente ANCI Veneto; Carenze strutturali dell’organico. Si tratteggiava il contesto dal 2011, a causa del blocco turn over, inviti dall’esecutivo a ottimizzare la spesa e quindi all’accorpamento tra centri urbani (Unione di Comuni). Si aggiunga il venir meno di molte Comunità montane e vincoli di bilancio per i fabbisogni del personale (avanzamenti e assunzioni a tempo indeterminato). Su tutto, la pandemia Covid e la fase successiva: Molti servizi comunali non potevano fruire dello smart working, sicuramente tra questi la polizia locale; Lo smart working, ancorché “regolamentato”, oggi, deve garantire l’accessibilità degli uffici; Gli adempimenti successivi alla pandemia vedono la necessità di nuove professionalità e di adesione a bandi PNRR. Quindi tutto si complica, a fronte di appetibilità maggiori che si sono avute: Nel settore pubblico, considerando i disavanzi in positivo presso le Amministrazioni centrali; Nel settore privato, certamente per le professionalità più richieste, che hanno anche potuto fruire dei “vantaggi da pandemia”, con il rientro al meridione in smart working. Il rientro ha – di fatto – svuotato i centri storici di molte città del nord, come si ricorderà facilmente. Ancora criticità Il problema conseguente di questa emorragia di personale è anche la messa a terra di progettualità in ottica PNRR, significando cooptare figure tecniche con una ottica consorziata, così da poter sostenere l’esposizione economica di quel professionista. Sotto certi punti di vista, è possibile assistere a una sorta di federalismo al contrario. Mentre le norme vanno in una direzione “positiva”, la realtà concreta – per “sopravvivere” – muta, invece, verso un senso opposto. Il pensiero corre appunto alle unioni dei comuni, e ai sempre più servizi che vengono consorziati a ore settimanali tra più Enti, di fatto snaturando l’autonomia comunale. Poi ci sono le statistiche. Mentre i livelli occupazionali sembrano positivi in tutti i settori, a oltre tre mesi dall’approvazione della legge di bilancio, la circolare della Ragioneria Generale dello Stato (n. 8 del 7.4.2025) richiama il “trattenimento in servizio”. Con la circolare vengono rese delle indicazioni operative per le Amministrazioni che si avvalgono di tale forma di micromanagment (ndr.). Di fatto si tratta di una involuzione organizzativa, ma anche unico modo per fronteggiare la mancanza di personale (certamente nell’ottica del 10% delle facoltà assunzionali). Silvestro Marascio