Smart Road Il contesto urbano nell'arte di Munch, una riflessione sulla modernità a Palazzo Reale di Milano Laura Biarella 09 January 2025 Citizen Il legame tra arte e contesto urbano è da sempre un tema centrale nell’evoluzione della pittura moderna. A Palazzo Reale di Milano abbiamo visitato “Munch, il grido interiore”, una retrospettiva allestita fino al 26 gennaio, che è fonte di un’interessante riflessione sui contesti urbani. Dopo 40 anni dall’ultima mostra a Milano, Edvard Munch (Norvegia, 1863 -1944) viene celebrato, fino al 26 gennaio, con una notevole retrospettiva promossa da Comune di Milano – Cultura, col patrocinio del Ministero della Cultura e della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia in collaborazione col Museo Munch di Oslo. Protagonista indiscusso nella storia dell’arte moderna, Munch è stato uno dei principali artisti simbolisti del XIX secolo, ed è considerato un precursore dell’Espressionismo, oltre a essere un maestro nell’interpretare le ansie e le aspirazioni più profonde dell’animo umano. I suoi volti senza sguardo, i paesaggi stralunati, l’utilizzo potente del colore, la necessità di comunicare dolori indicibili e umanissime angosce, sono riusciti a trasformare le sue opere in messaggi universali, e Munch stesso uno degli artisti più iconici del Novecento. Per quello che interessa, è evidente che le città, col loro incessante divenire e la loro complessità, sono diventate fonte di ispirazione e di riflessione per numerosi artisti, che hanno cercato di catturare non solamente la loro fisicità, bensì pure le emozioni e i conflitti che nascono in questi spazi sempre in movimento e in dinamica evoluzione. Uno dei maestri che ha saputo rendere in modo magistrale le tensioni dell’animo umano nei contesti urbani è senza dubbio Edvard Munch. Munch non dipinge semplicemente la città, ma la impiega come metafora della condizione umana nell’era della modernità. Le sue rappresentazioni di paesaggi urbani sono cariche di una tensione palpabile, dove la presenza dell’uomo è spesso solitaria e minacciata dalle forze esterne della metropoli. L’urbanizzazione, in particolare nelle opere di Munch, viene intesa come un fenomeno che non soltanto fa evolvere in senso fisico il paesaggio, ma anche l’animo umano, soggetto a quella che l’artista stesso percepiva come una crescente disumanizzazione. Il contrasto tra l’intensità delle emozioni individuali e la freddezza degli spazi urbani emerge in modo chiaro nei suoi dipinti, dove la vita cittadina non è mai ritratta come un semplice sfondo, ma come un elemento che contribuisce ad amplificare la solitudine, la sofferenza e il malessere. In mostra a Milano, sono evidenti anche i tratti distintivi del linguaggio visivo di Munch, che spazia dal realismo all’astrattismo, passando per una profondità psicologica che pochi altri artisti sono riusciti a raggiungere. La sua pennellata forte e decisa, e i colori drammatici, vengono utilizzati per esprimere l’intensità interiore, dove l’aspetto formale delle città è solo un mezzo per veicolare emozioni universali. La prospettiva e le composizioni spesso distorte, unite a un impiego innovativo del colore, raccontano una città che non è soltanto un mero luogo fisico, ma un’esperienza emotiva. Un ulteriore aspetto interessante della mostra è l’analisi delle modalità in cui Munch ha saputo cogliere la modernità delle città, non solo nei suoi aspetti più cupi e inquietanti, ma anche nelle sue trasformazioni più dinamiche. La metropoli è un microcosmo di esperienze differenti che si intersecano, ma anche un luogo di disorientamento, e ciò si scorge in modo evidente nell’opera Il ponte (1927), e ancor prima in Angolo del Grand Hotel sul viale Karl Johan (1883). La mostra di Palazzo Reale non è solo un tributo alla figura di Munch, bensì anche una riflessione su come l’artista abbia saputo interpretare le sfide della modernità, offrendo una visione complessa e sfaccettata delle città del suo tempo. Le sue opere, pur appartenendo a un’epoca relativamente lontana, trasmettono un vivido messaggio ancora oggi, evidenziando come l’esperienza urbana possa essere fonte di alienazione e conflitto, ma anche di creatività ed evoluzione, sia individuale che sociale. In questo ambito, la città non è mai semplicemente un luogo fisico, bensì incarna un palcoscenico su cui si recita la condizione umana, tra luci e ombre, tra la bellezza e la paura, tra la speranza e la solitudine. La pittura di Munch, che rivive attraverso le opere esposte a Milano, continua a stimolare il nostro pensiero e la nostra riflessione, portandoci a interrogare le implicazioni psicologiche dei contesti urbani, allora come ora.