Attivava contratti non richiesti, 5 mln di sanzione a un'azienda di luce e gas

Attivava contratti non richiesti, 5 mln di sanzione a un’azienda di luce e gas

Il Garante Privacy ha comminato a un’azienda fornitrice di energia elettrica e gas il pagamento di una sanzione di 5 milioni di euro, avendo riscontrato gravi violazioni nel trattamento dei dati personali di oltre 2.300 clienti nell’ambito della fornitura di energia elettrica e gas.

Dal Garante Privacy sanzione di 5mln di euro a un fornitore di luce e gas

Con grande soddisfazione di tutti quei cittadini ignari che si sono visti addebitare somme per contratti mai volutamente sottoscritti da agenti porta a porta che attivavano la fornitura in malafede, il Garante è intervenuto a seguito di numerose segnalazioni e reclami riguardanti, appunto, “la conclusione di contratti non richiesti nel mercato libero, compilati con dati inesatti e non aggiornati di clienti della società.”

La prassi

Gli agenti porta a porta che stipulano contratti di fornitura in malafede, spesso utilizzano tecniche manipolative o ingannevoli per convincere le persone a firmare contratti con nuovi fornitori di energia.

Le strategie e pratiche scorrette più comuni riguardano:

  • Falsa identità, gli agenti si presentano come rappresentanti del fornitore attuale del cittadino di turno, facendo credere che deve semplicemente aggiornare o modificare il contratto esistente. In altre occasioni, fingono di dipendere da una qualche autorità pubblica o enti regolatori del mercato elettrico/gas, al fine di ingenerare nell’utente un senso di urgenza o obbligo nel procedere secondo le loro richieste.
  • Informazioni parziali o falsificate, questi agenti tendono a rilasciare informazioni errate o incomplete riguardo ai costi del nuovo contratto, allettando il consumatore con tariffe super vantaggiose che, in realtà, nascondono spese aggiuntive, aumenti successivi o condizioni sfavorevoli. Non solo. Manipolano le condizioni contrattuali, come il prezzo per kilowattora, sostenendo che sia inferiore a quello attuale, senza chiarire che si tratta di una promozione temporanea o con condizioni molto restrittive.
  • Firma forzata o contraffatta, i più scaltri possono giungere a far firmare il contratto senza che il consumatore comprenda appieno ciò che sta firmando, approfittando della sua fiducia o confusione. Spesso sono consumatori deboli, come gli anziani o poco istruiti. In altre situazioni, utilizzano firme false o falsificano le firme dei consumatori, senza il loro consenso, per concludere il contratto.
  • Promesse di vantaggi fittizi, sconti o incentivi sono alla base delle loro comunicazioni persuasive e che in realtà non esistono, come ad esempio “sconti immediati” sulla bolletta o riduzioni che si rivelano poi  inesistenti.
  • Pressione psicologica, per raggiungere l’obiettivo utilizzano tecniche di pressione psicologica, come il creare un senso di urgenza (“Se non firmate oggi, perderete l’offerta!”) o cercare di mettere fretta alle persone, soprattutto anziani o persone meno esperte nel trattare con questioni contrattuali in modo che non abbiano il tempo di riflettere, di confrontarsi con altre persone.
  • Non lasciare documentazione, è quasi la consuetudine. Una volta raggiunto lo scopo della stipula  del contratto, non rilasciare copie della documentazione, fornire copie incomplete o illeggibili, risulta il modo tramite cui ostacolare il raggiungimento di una consapevolezza da parte del consumatore.

La denuncia alle Autorità

Una volta aver appreso dell’instaurazione del nuovo contratto, che avveniva solo dopo la ricezione di una documentazione, secondo l’Ufficio del Garante  “sottoscritta con firma apocrifa o di comunicazioni per aggiornare lo stato di attivazione della fornitura“, i consumatori ignari, presentavano reclami, anche per l’inesatto o tardivo riscontro della Società erogatrice alle richieste di esercizio dei diritti ai sensi del Regolamento privacy.

Dalle ispezioni effettuate, l’Autorità ha accertato che la società non aveva adottato misure tecniche e organizzative adeguate a scongiurare l’utilizzo illecito dei dati dei clienti da parte degli agenti porta a porta.

Quest’ultimi acquisivano infatti le generalità degli interessati mediante l’uso di dispositivi personali, scattando ad esempio foto del relativo documento di riconoscimento, per poi procedere a loro insaputa all’attivazione della fornitura.

In alcuni casi gli agenti attivavano anche polizze assicurative, sottoscritte con firma falsa, inviate unitamente ai contratti.

Inadeguato anche il sistema di monitoraggio utilizzato dalla società mediante telefonate di controllo volte a verificare l’effettiva volontà del cliente.

“Nella maggior parte dei casi, infatti, l’attivazione era avvenuta anche quando tali chiamate non erano andate a buon fine per l’irreperibilità della persona contattata”.

Il Garante, quindi, oltre alla sanzione pecuniaria, ha ingiunto alla società una serie di misure correttive, tra cui l’adozione di un sistema che preveda l’interruzione del processo di contrattualizzazione in caso di mancata risposta alla telefonata di controllo, come pure l’effettuazione di verifiche preventive e audit periodici per la valutazione dell’operato delle agenzie incaricate.

Monica Di Sante