Legambiente boccia treni, tram e metro urbani

Legambiente boccia treni, tram e metro urbani

Legambiente fotografa le criticità del sistema di mobilità su ferro con il report “Pendolaria”. Il Mezzogiorno accusa tante lacune infrastrutturali.

Tram, metro e treni suburbani sono presi d’assalto e registrano aumenti costanti dei viaggiatori, ma i servizi ferroviari locali e il trasporto pubblico continua a non essere una priorità nell’agenda politica nazionale e territoriale.

Lo denuncia Legambiente nell’ultimo report Pendolaria, accusando il Governo Meloni di non aver previsto fondi per il trasporto rapido legato a metro, tramvie e filovie, ma neanche per la ciclabilità e la mobilità dolce.

Lo studio si inserisce nella campagna Clean Cities, che riunisce oltre 70 ONG, associazioni ambientaliste, movimenti di base e organizzazioni della società civile con l’obiettivo di una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030.

Roma ultima in Europa per trasporto su ferro

Rispetto a tutte le capitali europee, Roma è la peggiore per dotazione di binari di metro, con appena 1,43 chilometri ferrati ogni 100mila abitanti.

Spiccano invece Londra (4,93), Madrid (4,48) e Berlino (4,28).

Nel 2023 la rete di tranvie urbane in Italia è rimasta al palo, mentre per le metropolitane l’unico incremento arriva dal nuovo tratto M4 a Milano.

Negli ultimi 8 anni sono stati realizzati appena 11 chilometri di tranvie e 14,2 di metropolitane, con una media annua rispettivamente di 1,3 e 1,7 chilometri.

Troppo poco per avviare un percorso di recupero del gap che ci divide dall’Europa.

Mezzogiorno dimenticato

Secondo Legambiente, le criticità maggiori si riscontrano al Meridione, dove i treni regionali e l’età media dei convogli sono anco­ra distanti dai livelli del resto d’Italia.

Al Sud i treni più vecchi: l’età media dei convogli è di 18,1 anni rispetto ai 14,6 anni del nord.

Due i casi record di “anzianità” dei parchi rotabili: in Molise l’età media è di 22,6 anni e in Calabria 21,4 anni.

Quattro delle 12 linee ferroviarie peggiori si concentrano al Sud, tra conferme e nuovi ingressi: le ex linee circumvesuviane (142 km, ripartiti su 6 linee e 96 stazioni, che si sviluppano intorno al Vesuvio); la linea Catania-Caltagirone-Gela; quella Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria; la direttrice adriatica nel tratto pugliese Barletta-Trani-Bari.

I punti critici della rete italiana

Tra le 12 peggiori linee di collegamento urbano , Legambiente annovera anche la Roma–Lido, la Roma Nord, la Milano-Mortara, la Genova-Acqui-Asti (che vede ancora 46 km di binario unico sui 63 totali), la Verona-Rovigo, la Ravenna-Bologna, la Pinerolo-Torino e il suo proseguimento PineroloTorre Pel­lice, la Grosseto-Siena.

Troppe linee abbandonate

Sempre al Sud si concentrano troppe ferrovie chiuse e sospese: la PalermoTrapani via Milo (chiusa dal 2013 per smottamenti di terreno); la CaltagironeGela (ferma per il crollo del Ponte Carbone avvenuto l’8 maggio 2011); le linee a scar­tamento ridotto che da Gioia Tauro portano a Palmi e a Cinquefrondi in Calabria, il cui servizio è sospeso da 11 anni.

Ritardi infrastrutturali

In Sicilia si contano ancora 1.267 chilometri di linee a binario unico: l’85% del totale di 1.490 km nella regione.

Sempre nell’isola sicula, non sono elettrificati 689 km, pari al 46,2% del totale.

I tempi di percorrenza sono biblici: per andare da Trapani a Ragusa si impiegano 13 ore e 14 minuti, cambiando 4 treni regionali.

Per Legambiente, queste criticità sono prioritarie rispetto al Ponte sullo Stretto di Messina, per il quale invece è stata già autorizzata una spesa com­plessiva di 11,63 miliardi di euro in 9 anni.

La sfida è il cambiamento della mobilità

“Bisogna invertire la rotta e puntare su importanti investimenti per il no­stro Paese – dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – a partire dal Mezzogiorno, finanziando le infrastrutture prioritarie: nuove linee ferroviarie a doppio binario ed elettrificate, treni moderni e veloci, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce. Il Governo non rincorra inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina, ma pensi ai reali problemi di mobilità del Sud Italia e dell’intero Paese. La vera sfida per il 2030 è quella di un cambia­mento profondo della mobilità, nella direzio­ne della decarbonizzazione e del recupero di ritardi e disuguaglianze territoriali”.

Servono nuovi finanziamenti

Secondo Legambiente, se l’Italia vuole raggiungere gli obbiettivi del Green Deal imposti dall’Europa con il taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e al loro azzeramento entro il 2050, sarà necessario prevedere nuovi finanziamenti per 500 milioni annui fino al 2030, rafforzando il servizio ferroviario regionale con l’acquisto e il revamping dei treni.

A questi vanno poi aggiunti 200 milioni l’anno per migliorare il servizio In­tercity e l’aumento di almeno 1 miliardo del Fondo Nazionale Trasporti.

Per l’associazione ambientalista, le risorse si possono recuperare dai sussidi alle fonti fossili e inquinanti, oltre che ripensando a progetti stradali e autostradali dannosi per l’ambiente e per l’economia.

La beffa dei tagli al PNRR

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stato rimodulato a spese anche delle ferrovie: 620 milioni per velocizzare il corridoio RomaPescara sono stati bloccati dalle lungaggini dell’iter amministrativo; l’intervento sul segnalamento ferroviario Ertms, il sistema di sicurezza per le ferrovie di ultima generazione, è saltato per la mancanza delle materie prime; la PalermoCatania non sarebbe rientra­ta in tempo per il completamento degli interven­ti nel 2026, ed è stata quindi rimodulata.

Solo al Sud si contano 840 milioni di tagli: OrsaraBovino (linea Napo­li-Bari) per 53 milioni, Caltanissetta XirbiLerca­ra (linea Palermo-Catania) per 470 milioni, En­na-Caltanissetta Xirbi (linea Palermo- Catania) per 317 milioni. Ridotti di un terzo i nuovi treni a idrogeno in acquisto: da 150 a 50.

Non solo criticità

Ci sono però anche buone notizie, come la ripresa del numero dei viaggiatori al giorno: secondo Trenitalia, nel 2023 il trasporto regionale spicca con +18% rispetto al 2019, facendo meglio degli Intercity (+10%) e dei Frecciarossa (+7%). 

Continua anche il piano di elettrificazione di RFI, con l’ultima tratta realizzata sulla Roccaravindola-Isernia in Molise e la previsione di attivare circa 1.200 km di linea entro il 2026 e 54,6 km oltre il 2026, per un investimento complessivo che supera i 2 miliardi di euro.

Legambiente accende i riflettori sulle best practice

Il rapporto di Legambiente suggerisce anche buone pratiche da replicare con successo sull’intero territorio nazionale, come l’Alto Adige Pass (una carta elettronica annuale valida su tutti i mezzi di trasporto pubblico e con un tetto massimo di spesa di 640 euro) e il progetto “Mi muovo in Emilia-Romagna” che prevede biglietti e abbonamenti a integrazione tariffaria su scala regionale.

Marco Perugini