VIDEO. Il Sottosegretario per l'Innovazione Alessio Butti al microfono di CityNext Magazine

VIDEO. Il Sottosegretario per l’Innovazione Alessio Butti al microfono di CityNext Magazine

A che punto siamo con le Smart City?

Io vedo che c’è molto fermento, le amministrazioni comunali stanno investendo anche del loro per cercare di attuare qualche progetto del cosiddetto ecosistema delle smart City, va detto però che le smart City possono erogare servizi utilizzando il 5 G e le tecnologie più evolute se c’è la rete, e quindi noi stiamo facendo un piano importantissimo con la nuova strategia per la banda ultralarga che consenta di stendere appunto FTTH laddove non è possibile di utilizzare le onde radio. Tutto questo insieme alla serie di altri interventi che abbiamo messo a terra, dovrebbero migliorare la connettività e consentire ai sindaci di lavorare sulle smart City che sono fondamentali, perché è evidente che con le smart City e con i servizi che andremo e andranno a dialogare, si può parlare della sicurezza. La mobilità, la sosta, i trasporti, la nettezza urbana praticamente è un ecosistema ancora inedito per molti aspetti che noi dovevamo assolutamente perlustrare e sul quale dobbiamo intervenire.

Nel suo intervento nel panel lei ha valorizzato il l’istituto del partenariato pubblico privato: quanto è importante in questo momento storico e quanto lo sarà nel futuro?

Io penso che fosse importante già prima. In questo momento storico dove evidentemente la parte pubblica ha qualche problema nel reperimento di risorse, è ancor più importante, ma è ancor più importante se si considera che il privato ha tutto l’interesse a investire nella digitalizzazione nei servizi, perché sono tutti altamente remunerativi, per cui loro investono e hanno ovviamente la possibilità di un ritorno quasi immediato, e su questo noi dobbiamo lavorare. Dobbiamo mettere insieme l’esigenza del pubblico, che deve pensare allo stato e quindi ai cittadini, e le esigenze del privato, che deve pensare al lavoro, all’occupazione, allo sviluppo tecnologico. Lavorando insieme, pubblico e privato, possono fare tante cose. Ad esempio sulla mobilità sostenibile il mio dipartimento ha un progetto, che è quello della Mobility as a service, che qui stiamo già sperimentando su alcune città metropolitane. Ho aggiunto altre tre città metropolitane, oggi sono sei, l’idea è ovviamente di estenderlo più possibile. Abbiamo coinvolto le regioni, ma lei pensi pubblico e privato che lavorano attorno alla gestione di tutto ciò che riguarda dal monopattino al taxi, al pullman, al motoscafo, al piroscafo, al treno. Tutto in una filiera che potrebbe facilitare per la prenotazione, il pagamento, l’individuazione.

Per quanto riguarda le competenze digitali del cittadino, devono partire dalle scuole?

Assolutamente sì. Io so che sia il ministro Valditara che la ministra Bernini stanno lavorando per quanto di loro competenza. Lo stanno facendo ovviamente con due dipartimenti, ma al di là di questo noi abbiamo dei progetti perché, se dovessimo pensare di partire solo dai bambini che oggi sono in prima elementare ci metteremo un po’ di tempo. Allora abbiamo dei progetti, peraltro sostenibili finanziariamente, per cui stiamo coinvolgendo le regioni, stiamo coinvolgendo col servizio civile digitale stiamo coinvolgendo con un altro progetto le fondazioni bancarie con Repubblica digitale, stiamo facendo delle cose che possano avvicinare la gente al digitale, perché come dicevo prima, non è che occorre essere un ingegnere per essere digitali, bisogna capire che si devono fare due o tre passaggi abbastanza semplici e per far questo la pubblica amministrazione deve essere aderente alle richieste del cittadino.