Inflazione, forniture, profughi di guerra, anarchici: ecco cosa può mettere in crisi la sicurezza nelle città italiane

Inflazione, forniture, profughi di guerra, anarchici: ecco cosa può mettere in crisi la sicurezza nelle città italiane

Con la guerra in Ucraina sono aumentati i problemi già emersi con la pandemia: inflazione e rischi di carenze di energia e merci. Si aggiungono a quelli ”soliti”, come attentati, povertà e immigrazione senza integrazione. Un’analisi Eurispes da cui trarre elementi per la sicurezza nelle città, attualizzata alle nuove forme di assistenza al reddito e crisi geopolitiche recentemente avutasi.

Il passaggio, in appena una manciata di mesi, dalla pandemia a una guerra in Europa ha generato tensioni che hanno alimentato un maggiore bisogno di sicurezza nelle città. Il 35° Rapporto Italia dell’Eurispes, presentato il 24 maggio scorso, riporta “la guerra ucraina ha intensificato la vulnerabilità delle catene della fornitura globali, già messe a dura prova dalla pandemia, dall’aumento dei prezzi delle commodity e dell’energia e dalla scarsità di materie prime“, come dimostrano le misure varate con il decreto Ucraina. L’argomento geopolitica, ovviamente, è sempre in fieri: si consideri lo stallo del conflitto in Ucraina, aggravato dalla fuoriuscita della Russia dall’accordo sul grano, una rinata instabilità nel sahel (colpo di stato in Niger), che potrebbe rinfoncolare il flusso migratorio proveniente dall’Africa (stante nuova cooperazione Europea con la Tunisia e accordi Libia-Tunisia).

Ma a impattare negativamente sulla sicurezza nelle città non è solo la guerra. Ci sono l’eversione (per quanto in forme non paragonabili al terrorismo e alle trame del periodo con al centro gli anni Settanta), l’immigrazione, compresa quella provocata dalla guerra, e il numero di persone senza fissa dimora.

Tensioni, proteste e strategie anarchiche

Il fenomeno dell’eversione in Italia è eterogeneo ed è alimentato da gruppi di matrice confessionale e di matrice politica“. Nel report si fa riferimento agli attacchi portati avanti dal fronte anarco-insurrezionalista. I numeri analizzati riportano, complessivamente un aumento del 100% degli attentati compiuti/rivendicati rispetto al 2021 (56 contro 28), solitamente di natura incendiaria.

Se nel 2021 le città maggiormente interessate dal fenomeno erano state Roma, Bologna, Milano e Genova, nel 2022 la Capitale è rimasta “il centro operativo dell’anarco-insurrezionalismo italiano”. Che ha per obiettivi le telecomunicazioni, le forze dell’ordine e i trasporti e per strumento la vandalizzazione diffusa e i sabotaggi.

Nel rapporto sono indicati anche i dati dell’attività antagonista legata al cosiddetto caso Cospito (condannato al regime di isolamento previsto dall’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario). Questo ha comportato una capillarizzazione di attacchi, anche all’estero, contro obiettivi istituzionali italiani, quale forma di solidarietà verso il militante della Fai. Un esempio potrebbe essere l’attentato ad Atene ai danni di Susanna Schlein, primo consigliere dell’ambasciata italiana.

Circa la vandalizzazione, non è ancora analizzato il tema degli attacchi alle opere d’arte a opera degli attivisti ambientalisti. Su questo fronte, peraltro, una parziale criminalizzazione delle manifestazioni contro il supposto disinteresse della politica nei confronti del collasso eco-climatico si è già avuta con il decreto sicurezza bis Conte-Salvini“, con modifiche dell’articolo 635 del Codice penale, al verificarsi di talune occasionalità, e con specifica tutela all’articolo 518-duodecies c.p.. E allo studio vi sono misure di carattere amministrativo, del tipo Daspo, con inibizione accesso a particolari siti.

Sicurezza nelle città

Guerra e immigrazione

Uno dei dati maggiormente d’interesse contenuti nel documento è l’impatto sulla sicurezza nelle città dell’ondata migratoria indotta dal conflitto in Ucraina. Secondo i dati Unhcr, sono stati 19,5 milioni le persone che hanno abbandonato l’Ucraina nei primi momenti del conflitto. Il maggiore deflusso è agli inizi di marzo 2022, “con oltre 200 mila ucraini fuggiti in un solo giorno” (il 7 marzo).

Dal 3 marzo 2022 al 14 aprile 2023 gli ingressi in Italia sono stati 173.813. L’assistenza è stata oggetto di un nuove norme ad hoc dettato disposizioni per potenziare le capacità di accoglienza delle persone in fuga dalla guerra in Ucraina e introdotto forme di accoglienza diffusa per 15 mila persone, alternative al Sistema di accoglienza e integrazione e ai Centri di accoglienza straordinaria, da realizzarsi con la collaborazione degli Enti Locali e del Terzo Settore. Predisponendo anche un sistema di assistenza economica iniziale. Si rileva come la coesistenza tra flussi migratori (“ordinario” e profughi di guerra) abbia impattato su comuni medio-piccoli, significando la necessità di trovare nuovi siti per l’accoglienza. Dati — in un certo qualsenso — confermati dal dossier Ferragosto 2023, seppu interessando un aumento di sbarchi provenienti dall’area libico-tunisina.

Povertà e indigenza

Il rapporto dedica un focus alla popolazione “particolare o difficile da raggiungere“. In particolare alle persone senza fissa dimora. Il particolare stato di marginalizzazione sovente è ritenuto, infatti, un fattore di rischio per la sicurezza nelle città. Gli “iscritte nelle anagrafi comunali alla fine del 2021 sono 96.197 e quasi il 38% è di nazionalità straniera”.

Una presenza che si concentra principalmente nei comuni di Roma (23,1%), Milano (9%), Napoli (7%), Torino (4,6%), Foggia (3,7%) e Genova (3%). Viene evidenziato come la mancanza di alloggio sia alla radice della potenziale esclusione sociale dell’individuo, ne consegue l’assistenza da parte di strutture come la Caritas.

A questo proposito, il documento Eurispes rimanda al rapporto Caritas 2022, da cui emerge che “sono state assistite 227.556 persone. Di queste il 16,2%, ovvero 23.976, sono persone senza dimora”.

Benefici e sussidi

Sarà interessante il rileggere i dati dopo la distribuzione della nuova “carta acquisti 2023”. La social card “Dedicata a te”, da 382,5 euro, prevista dal Governo come contributo una tantum 2023 contro il caro vita, per le famiglie (almeno 3 membri) con ISEE sotto i 15mila euro. I fondi stanziati saranno devoluti ai beneficiari, individuati tramite i Comuni, con distruzione della card tramite gli uffici postali. Gli stessi beneficiari non dovranno godere di altre forme di sussidio.

Nel contempo, dal combinato tra legge di bilancio 2023 n. 197/2022 e d.l. 48/2023 (decreto lavoro), è possibile comprendere che il “reddito di cittadinanza” verrà meno, almeno per alcune categorie, già da agosto 2023 (si ripensi alla querelle sulla notifica via SMS ai beneficiari), mentre, in linea generale, lo stesso cesserà i propri effetti dal 31/12/2023.

Dalle statistiche ISTAT e Ministeriale, si evince che i maggiori beneficiari del Reddito di cittadinanza risiedono in Campania,  Sicilia, Lazio.

Alla particolare forma di sostegno seguiranno o l’Assegno di inclusione (18 mesi, rinnovabili – famiglie con ISEE fino a 9360 euro) oppure il Supporto formazione e lavoro (12 mesi, ISEE fino a 6000 euro, nuclei con soggetti “occupabili”).

INPS ha reso note le modalità di dettaglio, circa il periodo di transizione.

A quanto appena accennato va ad aggiungersi l’incentivo per l’assunzione degli infra-trentenni, come da circ. INPS del 21.07.2023. Infine, la CGIA di Mestre segnala un perdurare divide tra nord e sud e richiama il rischio di usura per le famiglie indigenti, artigiani e negozianti.

Silvestro Marascio