Criminalità urbana: dati, statistiche e prospettive

Criminalità urbana: dati, statistiche e prospettive

cosa conoscere, come interpretarli, dove trovarli.

La criminalità urbana può essere riletta attraverso dati e analisi statistiche. Le stesse sono presenti sia a livello locale che nazionale, presentate in varie forme e attraverso campionamenti differenti.

Trend topic

Il tema della sicurezza è sempre un topic d’interesse, perché si tratta del quotidiano di ognuno.

Lo è per il mondo politico, perché terreno di “facile” confronto tra il decisore e i partiti di minoranza. Lo è anche per le comunità amministrate, per la logica “sicurezza reale/percepita“, nonché dai gruppi che popolano la vita pubblica.

Gli argomenti possono essere vari e influenzati da focus estemporanei. Si pensi alla particolare recrudescenza criminale in un certo periodo. All’efferatezza usata in un reato riuscito o tentato; ai soggetti particolarmente vulnerabili che sono stati colpiti durante quella condotta criminale. Infine, può anche attirare l’attenzione dei media, e della comunità, l’utilizzo di particolari tecniche che hanno portato all’identità dell’autore del reato.

Sicurezza urbana & norme

La successione normativa, che ha investito il settore della sicurezza urbana, è stata veramente imponente.

Allo stato si potrebbe spaziare a piene mani tra le modifiche al comparto sicurezza, stante la suddivisione esistente tra polizie locali e a competenza nazionale. Continuando con la presenza di una rinnovata normativa a garanzia della privacy e una nuova suddivisione territoriale degli Enti locali (effetto di spending review, fusione e unioni di Comuni).

Il concetto di sicurezza urbana viene ricondotto al D.L. 14/2017,  anche se anticipato dalla Consulta, con la sent. 196/2009 e dal d.l. 92/2008.

L’obiettivo è il contrasto al degrado urbano.  Lo stesso può essere ottenuto attraverso il coordinamento delle forze presenti sul territorio; mediante la programmazione di interventi integrati e favorendo l’interconnessione, a livello territoriale, e lo scambio informativo delle forze di polizia presenti. Il tutto anche attraverso la regolamentazione dell’utilizzo in comune di sistemi di sicurezza tecnologica per il controllo del territorio (c.d. “sicurezza passiva”, in sede di patti Prefettura-Comuni).

La sicurezza urbana si identifica, quindi, nell’essere un bene pubblico afferente alla vivibilità e al decoro delle città. Condizione da ottenersi con interventi di riqualificazione e recupero di aree degradate. Eliminando fattori di marginalità ed esclusione sociale, agendo sulla prevenzione di fenomeni di criminalità predatoria e favorendo coesione sociale e convivenza civile. I medesimi elementi caratteristici si ritrovano nel Decreto Ministeriale dell’Interno, del 5 agosto 2008, intitolato “Incolumità pubblica e sicurezza urbana: definizioni e ambiti di applicazione”.

Il “concetto di sicurezza” viene, già nel 2008, esplicitato quale bene pubblico da tutelare attraverso le attività poste a difesa, nell’ambito delle comunità locali, del rispetto delle norme che regolano la vita civile. Migliorando le condizioni di vivibilità dei centri urbani, la coesione sociale e la civile convivenza.

Quanto descritto si ripropone a carico dei poteri di ordinanza sindacale, dirette a superare quelle situazioni di grave incuria/degrado/pregiudizio e della vivibilità urbana.

Ordinanze e poteri, cenni

Le ordinanze, contingibili e urgenti, ex art. 54 T.U.E.L.,  sono dirette a prevenire e contrastare l’insorgere di fenomeni criminosi o di illegalità diffusa (spaziando dalla prostituzione all’accattonaggio, all’illecita occupazione di spazi pubblici) mentre, ex art. 50, sono ricomprese quelle esigenze di tutela della sanità pubblica.

In funzione di questa differenziazione, spaziando da un ambito piuttosto ben definito, il dettato di cui all’art. 50, a uno più generico, l’art. 54, è possibile considerare come il ventaglio d’applicazione sia stato riempito dalla giurisprudenza amministrativa e dall’introduzione di nuovi strumenti.

In quest’ultimo caso sono conglobati: ritrovati tecnologici, operativi ed elementi normativi.

Spaziando tra i c.d. “decreti sicurezza”, interventi del Garante Privacy, ulteriori innovazioni del legislatore penale. Come il Decreto del Ministero dell’interno del 28.04.2022 circa i “Criteri generali per il rafforzamento della cooperazione, informativa e operativa, e l’accesso alle banche dati tra le Forze di polizia e i Corpi e servizi di polizia municipale” (GU del 27.07.2022). Ma non solo.

Si è sempre più consapevoli che la criminalità urbana debba essere fronteggiata con una più stretta collaborazione inter-istituzionale. La sicurezza urbana prescinde dall’ordine pubblico, in senso stretto almeno, ma ne interessa la sua “immediata anticamera”. Non vi sono dei vettori immediatamente riconducibili alla criminalità ma sicuramente sono riferibili a contesti che interessano quella percezione di insicurezza (“Broken window theory“).

criminalità urbana dati e statistiche

Approccio statistico

I numeri “leggono” lo stato delle cose, ovviamente bisogna che gli stessi siano sempre contestualizzati.

I dati possono rappresentare un interessante spaccato del vivere quotidiano di una comunità. L’ideale è il fruire di informazioni open, ma in questo caso – data la particolarità della materia – bisogna considerare dati e statistiche in forma aggregata.

Nel caso di specie i “detentori” delle informazioni sono le forze di polizia. Uffici che materialmente provvedono alla sicurezza pubblica, unitamente alle Autorità amministrative e Giudiziarie, perché irrogano le relative sanzioni.

Tali dati sono raccolti periodicamente e riproposte al grande pubblico. Si pensi alla concomitante celebrazione di anniversari per le fondazioni dei vari corpi, presentando alla stampa i risultati ottenuti nel contrasto alle varie forma di criminalità, compresa quella urbana.

Gli stessi possono essere “esplosi” sia a livello nazionale che suddivise per singole città metropolitane. Utile termometro per comprendere l’andamento delle vita sociale anche se, riferendo di dati aggregati non è immediatamente intuitivo l’approccio a quei reati di microcriminalità, né tantomeno (in taluni casi) comprenderne la cornice astrattamente solo amministrativa oppure penalistica.

In aiuto può intervenire la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario. La stessa si tiene, in forma pubblica e solenne, nelle sedi di Corti di Appello (sostanzialmente nel capoluogo di Regione) ogni 28 gennaio.

In quella sede si apprenderà lo stato dell’amministrazione della Giustizia e, con essa, una sorta di riscontro dei dati già visti dalle FF.PP., con l’indicazione dei provvedimenti cassati o convalidati.

Da un lato è possibile analizzare i dati già censiti. Un esempio è l’indagine “la criminalità: tra realtà e percezione, realizzata sulla base del protocollo d’intesa del 2021, tra il Dipartimento di Pubblica Sicurezza e l’Eurispes, che mette a confronto appunto i due aspetti (reale vs percepito) sul piano della sicurezza, rappresentando comunque uno strumento d’interesse per l’elaborazione di strategie di prevenzione e di contrasto, anche a livello locale.

All’interno del documento viene data particolare attenzione all’analisi dei trend degli ultimi anni, sondando anche le paure tipiche degli italiani (campione di 1026 cittadini).

I reati che preoccupano maggiormente sono: il furto in abitazione (26,6%), l’aggressione fisica (17,7%) e il timore di subire uno scippo/borseggio (11,1%). Il furto in abitazione è “un grande classico” di queste interviste, aumenta la percentuale degli interessati al fenomeno all’aumentare dell’età anagrafica (specie al sud), l’aggressione fisica segue invece una tendenza inversa, essendo più presente tra i giovani (e al nord). Particolare attenzione è riservata alla violenza domestica e contro le donne, quindi alle varie evoluzioni dei reati informatici e violazione della privacy (crimini informatici +80%).

(Rapido crossover. Circa i dati e l’analisi sulla violenza di genere si rimanda al report elaborato dal Dipartimento di Pubblica sicurezza, in occasione dello scorso 8 marzo.)

Continuando:

“Rispetto al 2021 l’aumento dei reati nel 2022 ha riguardato, in particolare, i furti (+17,3%), le estorsioni (+14,4%), le rapine (+14,2%), le violenze sessuali (+10,9%), la ricettazione (+7,4%), i danneggiamenti (+2,9%) e le lesioni dolose (+1,4%); risultano, invece, in diminuzione lo sfruttamento della prostituzione e della pornografia minorile (-24,7%), l’usura (-15,8%), il contrabbando (-10,4%), gli incendi (-3%) e i danneggiamenti seguiti da incendio (-2,3%)”.

D’interesse, ai fini della sicurezza urbana, è la percezione, dell’intervistato, dell’essere al sicuro rispetto al luogo dove abita: “La maggioranza dei cittadini affermano di sentirsi abbastanza e molto sicuri ad uscire da soli di giorno nella zona di residenza, complessivamente nell’83,3% dei casi. Le cose cambiano se si tratta di uscire nelle ore serali e il tasso di risposta positiva diminuisce pur restando il senso di sicurezza ad una quota elevata (67,6%). La casa è il luogo in cui una fetta più ampia del campione si sente molto (36,4%) e abbastanza (44,6%) sicura: in totale l’81%”. Più in generale Il 61,5% dei cittadini afferma di vivere in una città/località che giudica sicura, anche se tale percezione è inferiori al meridione e 1 italiano su 4 (27%) acquisterebbe un’arma per autodifesa.

Questa relazione potrebbe anche rappresentare uno specchio di riscontro rispetto agli effetti della “riforma Cartabia”. Infatti il 9% del campione intervistato denuncia un’insufficiente presenza delle Istituzioni dello Stato, proseguendo con critiche al sostanziale senso di impunità per la lentezza dei processi (5.3%) e all’eccessiva presenza di migranti (4.7%) e scarsità di risorse per le FF.OO.

Continuando, interessante confrontare questi dati con quelli ISTAT 2022, dai quali si evinceva, per esempio, che “La quota di persone che si dichiarano molto o abbastanza sicure quando camminano al buio da sole nella zona in cui vivono si attesta al 62,2% (era il 57,7% nel 2019). Si tratta del valore più alto registrato dal 2010”.

Ancora, grazie ai dati ISTAT e UniCat, è possibile apprendere che avviene un furto ogni 9 minuti ai danni di negozi e botteghe artigiane. Le regioni più interessate dal fenomeno sono state (dati 2021): Liguria, Emilia Romagna, Lombardia, in funzione del rapporto tra furti e abitanti. Ideali deterrenti: videosorveglianza e pagamento elettronico. La conseguenza è stata un reindirizzare “le attenzioni” su altre tipologie di attività dove, anche in mancanza di contante, è possibile massimizzare profitti ai danni di prodotti tecnologici (pc, cellulari, tablet) o beni “immediati” (autovetture, per esempio).

Tirando le somme

Altro spunto di analisi è offerto da Transcrime (Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano): le gang giovanili in Italia. Dallo studio emerge un identikit del tipo associativo. Si tratta di gruppi fino a 10 persone, con età tra i 15 e 17 anni, con ispirazione a organizzazione malavitose nazionali, al sud, e gruppi di origine estera, al nord. La violenza diffusa come strumento identitario, anche in assenza di struttura verticistica. Si parla di aggressioni, lesioni, vandalismo, disturbo quiete pubblica fino a reati più gravi (rapine e stupefacenti).

“Un’efficace strategia di prevenzione della devianza giovanile”, viene riportato dalla prefazione allo studio, “richiede la promozione, da parte di tutte le istituzioni coinvolte, di iniziative didattiche, sociali, culturali, sportive e religiose nonché di educazione alla legalità rivolte ai minori […] forme di impegno che esercitino una forza attrattiva, disinnescando contestualmente l’avvio di percorsi criminogeni”.

Ovviamente altre informazioni di questo tipo possono essere rinvenute attraverso ulteriori basi dati e grazie all’utilizzo di dorks in abbinamento a un motore di ricerca sul web.

Silvestro Marascio