Smart Road Digital and green skills: carenza di manodopera per la Commissione UE Redazione 27 July 2023 Citizen La Commissione UE ha pubblicato il rapporto 2023 sull’occupazione e gli sviluppi sociali in Europa (ESDE), rilevando che persistono carenze di manodopera e di competenze, quindi esaminando possibili modalità per affrontarle Report sull’occupazione 2023 Il rapporto pubblicato nel luglio 2023 dalla Commissione UE rivela che, nonostante l’impatto dell’invasione russa dell’Ucraina, che ha provocato un rallentamento economico nella seconda metà del 2022, i mercati del lavoro dell’UE hanno dimostrato una notevole resilienza nel 2022: l’economia dell’UE è cresciuta del 3,5% in termini reali nel 2022, i tassi di occupazione sono stati al massimo storico al 74,6% con 213,7 milioni di persone occupate nel 2022, i tassi di disoccupazione al minimo storico al 6,2%. In particolare: permangono criticità nell’ambito della bassa rappresentanza nel mercato del lavoro di alcuni gruppi, come le donne o le persone con disabilità, la disoccupazione giovanile è scesa dal 16,7% nel 2021 al 14,5% nel 2022, le imprese devono fronteggiare le carenze di manodopera e occorre che sia i datori di lavoro che i lavoratori si adattino all’evoluzione delle esigenze di competenze, nel contesto delle transizioni verde e digitale, la percentuale di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale è rimasta stabile al 21,6% nel 2022, coi trasferimenti sociali che hanno ridotto la povertà in media di oltre un terzo nell’UE, il reddito familiare reale è diminuito, in quanto l’inflazione elevata ha continuato a erodere il potere d’acquisto, così comportando l’aumento, dal 6,3% al 6,7%, delle privazioni materiali e sociali. Dove latita la manodopera Le persistenti carenze di manodopera sono state riscontrate in molte categorie di occupazioni e a tutti i livelli di abilità, risultando particolarmente diffuse nei settori: dell’edilizia, della sanità, della scienza, della tecnologia (in particolare delle TIC), dell’ingegneria e della matematica (STEM). Digital transition Nonostante la transizione digitale contribuisca alla persistente carenza di manodopera nel settore delle TIC, secondo il report della Commissione UE non appare risultare un fattore chiave della carenza in altre professioni. In effetti, un terzo delle competenze richieste a un professionista delle TIC sono competenze digitali, mentre per la maggior parte delle altre professioni le competenze digitali rappresentano meno di un decimo di tutte le competenze necessarie. Invecchiamento della popolazione Tra i trend più impattanti si registra l’invecchiamento della popolazione, che influisce sulla carenza di manodopera, considerando che, mentre lavoreranno meno individui, i consumi della popolazione sempre più anziana resterà sostenuto. Mentre la popolazione in età lavorativa (20-64 anni) aveva raggiunto un record di 272 milioni di persone nel 2009, è poi scesa a 265 milioni nel 2022 e dovrebbe raggiungere i 258 milioni entro il 2030. Categorie svantaggiate Contribuisce alla carenza di manodopera pure la minore partecipazione al mercato del lavoro: delle donne, delle persone con un livello di istruzione inferiore, delle persone provenienti da un contesto migratorio, degli anziani, dei giovani. Green transition I fattori strutturali che contribuiscono alla persistente carenza di manodopera variano a seconda dell’occupazione e del settore. Le carenze di posti di lavoro risultano sovente collegate a un’offerta insufficiente di lavoratori con competenze altamente specialistiche, ad esempio nelle occupazioni STEM, comprese le TIC. Nel contesto della transizione verde il fabbisogno di investimenti per la riqualificazione, la riqualificazione e il miglioramento delle competenze nella produzione di tecnologie strategiche a zero emissioni è stimato tra 1,7 miliardi di euro e 4,1 miliardi di euro fino al 2030. Stress Le difficoltà dei datori di lavoro nel trovare persone con le giuste competenze risultano spesso legate alla loro incapacità di attrarre e trattenere lavoratori, per esempio a causa delle cattive condizioni di lavoro o della gestione delle risorse umane. Il cosiddetto “stress del lavoro”, che si riferisce a difficoltosi: ambienti, organizzazioni, tempi di lavoro, risulta sostanzialmente al di sopra della media UE per: infermieri, badanti, autisti, cuochi, baristi, medici, addetti alle pulizie. Disquilibrio di genere La maggior parte delle occupazioni che registrano scarsità sono dominate da uomini o da donne, in quanto l’86% di tali occupazioni non è equilibrata dal punto di vista del genere. Occupazioni poco qualificate I lavoratori nati al di fuori dell’UE risultano più spesso impiegati in occupazioni soggette a una persistente carenza di manodopera, in particolare in occupazioni poco qualificate. Il report registra per questi soggetti l’8,7% in più di probabilità di lavorare in occupazioni con carenze di manodopera persistenti rispetto ai lavoratori nati all’interno dell’UE. Soluzioni ipotizzate Le misure politiche e le riforme possono alleviare la carenza di manodopera: la riforma dei sistemi fiscali e previdenziali può migliorare gli incentivi al lavoro, il che può contribuire ad alleviare la carenza di manodopera. In generale, le riforme fiscali rivolte ai lavoratori a basso reddito hanno un impatto significativamente maggiore sull’offerta di lavoro delle persone rispetto ai tagli generalizzati dell’imposta sul reddito delle persone fisiche; investire nell’apprendimento degli adulti e nello sviluppo delle competenze e nei programmi di formazione, nonché in un migliore abbinamento del lavoro con l’istruzione, l’esperienza e le competenze delle persone; migliorare le condizioni di lavoro in determinati posti di lavoro per attrarre nuovi lavoratori, anche coinvolgendo le parti sociali; rendere disponibili un’istruzione e un’assistenza della prima infanzia accessibili, abbordabili e di alta qualità può contribuire a far fronte alla carenza di manodopera rimuovendo gli ostacoli all’ingresso nel mercato del lavoro. Nel complesso, l’aumento della partecipazione all’assistenza all’infanzia tra i bambini di età compresa tra 0 e 2 anni che vivono in famiglie al di sotto del reddito medio all’obiettivo di Barcellona del 45% aumenterebbe la partecipazione delle madri del 5% in Italia, del 10% in Ungheria, del 17% in Austria; promuovere una migrazione di manodopera mirata da paesi non UE per ridurre le carenze di manodopera in specifici gruppi di competenze; rafforzare il dialogo sociale e coinvolgere le parti sociali nella formazione, migliorare le condizioni di lavoro e facilitare le opportunità di apprendimento degli adulti.