Dal sistema di allarme pubblico nazionale, It-Alert, alle applicazioni locali: un overwiew.

Dal sistema di allarme pubblico nazionale, It-Alert, alle applicazioni locali: un overwiew.

Il 20 giugno 2023, a Roma, il Ministro per la Protezione Civile e per le Politiche del mare, Nello Musumeci, e il Direttore della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, hanno presentatoIt-Alert“. Si tratta del nuovo sistema di allarme pubblico nazionale, allo stato, ancora in sperimentazione.

 

Il sistema di allarme pubblico e la sua prossimità al cittadino.

Il Ministro Musumeci, nel presentare il particolare sistema, riferisce che la sperimentazione dovrebbe terminare entro la prossima primavera.

L’idea, di un sistema di messagistica dedicata per la prevenzione dalle pubbliche calamità, non è un elemento di novità. Si tratta dell’ideale prosecuzione di quell’attività di riorganizzazione del sistema di protezione civile che ha avuto culmine nel D.lgs 1/2018: il codice della Protezione Civile.  D’altronde la tematica è realmente stratificata, non solo per la successione normativa che si è avuta nel tempo ma anche per la pluralità di attori che vi vengono coinvolti. Si spazia dagli enti locali, in particolar modo i Comuni e le Regioni (in funzione di quanto disposto dal Titolo V della Costituzione), lo Stato, cui si aggiunge la componente volontaria, intesa come quella pluralità di associazioni organizzate, presenti sul territorio.

 

Come funziona.

Dal sito web della piattaforma è possibile apprendere il suo essere un servizio di messagistica, attraverso cell-broadcast, che si attiva sull’area interessata da un evento catastrofico, coinvolgendo ogni dispositivo connesso agli operatori di telefonia mobile.

it-alert

L’avvio della fase sperimentale, e con essa l’individuazione di una scaletta delle attività da svolgersi, che coinvolga più territori, è utile sia per far conoscere il sistema che per favorire l’acquisizione dei necessari  feedback.

L’intuizione di un sistema “realmente smart, come quello appena tratteggiato,  si affianca – in attesa di sostituirli – al multiforme sistema di messagistica già in essere, ma con una capillarità chiaramente differente e probabilmente meno invasiva, perché ognuno di essi è attivato dall’utente stesso.

Le comunicazioni solitamente sono scambiate tra i vari attori istituzionali, coinvolgendo anche le Agenzie Regionali per la protezione dell’Ambiente, il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare, fino ad arrivare ai minori livelli ordinativi: i Comuni. Variegato è quindi il sistema di comunicazione perché si spazia dall’utilizzo di servizio telefax, alla comunicazione interistituzionale tramite mail. Circa l’impatto sull’utente finale, quindi sul cittadino: l’alert, come anticipato, è comunicato, almeno allo stato attuale, utilizzando un ventaglio di scelte ancora più ampio.

 

Sistemi di alert esistenti

Si spazia dalla telefonata, effettuata magari da addetti comunali di Enti – tipicamente – al di sotto dei 5000 abitanti, e che riguarda cittadini che vivono in condizioni di criticità nota (per esempio: abitazioni sparse e a ridosso di un corso d’acqua, dove il rischio di possibile esondazione è oramai storicizzato), a servizi di mailing list, o, ancora, alle comunicazioni tramite canali telegram dedicati. Si passa alla cartellonistica stradale, magari “intelligente”, perché dotata di display collegato alla centrale operativa del Comando di Polizia Locale ovvero al C.O.C. , il Centro Operativo Comunale di Protezione Civile, così da poter mettere a sistema le indicazioni del caso, in real time.

Infine, si giunge all’adesione dell’utente a sistemi di notifica come: Alert System, dove il cittadino andrà alla ricerca del proprio Comune e per cui riceverà le segnalazioni del caso sul profilo che avrà registrato. Oppure, laddove il dato Comune abbia attivato il servizio di “emergenza e allerte”, è possibile fruire anche dell’appIO .

Si comprenderà come nei casi appena descritti è onere del cittadino informarsi di volta in volta, apprendendo le novità del caso dai canali – sito web, social e messagistica – messi a disposizione dell’Amministrazione Comunale (anche con l’installazione di app dedicate) ovvero prestando maggiore attenzione alle eventuali notizie che vengono rilanciate dai media. Con It-Alert tale gap viene ovviamente superato, certamente bisognerà avere un telefono cellulare.

L’ultimo Ericsson Mobility Report – giunto alla ventiduesima edizione – rivela che il traffico dati sulle reti mobili, a livello globale, è raddoppiato negli ultimi due anni (magari anche per effetto della pandemia) e, secondo il Global Digital Report 2022 di We Are Social, su quasi 51 milioni di italiani che si connettono abitualmente a internet, il 97,3% lo fa proprio tramite smartphone, tutto ciò accredita ancor auna volta in più l’idea cell-broadcast.

 

Prospettive future

È auspicabile che dei servizi ancora più performanti possano essere indirizzate all’utenza anche in “situazioni di ordinaria emergenza” (ndr).

Ovviamente It Alert è un servizio di protezione civile che interviene a seguito e/o in concomitanza di catastrofici eventi (maremoto a seguito sisma; collasso diga; attività vulcanica; incidenti nucleare/radiologici e precipitazioni intense) ma una situazione ordinaria potrebbe essere il semplice accesso al pronto soccorso di un nosocomio di una media cittadina.

Se It Alert avrà il pregio di superare i troppo segmentati sistemi di allertamento della popolazione, la tutela della salute può avere delle ottimizzazioni dalla progressiva informatizzazione – magari tramite app – gestibili a livello di singolo utente.  Si pensi alla rapida consultazione dei pronto soccorso presenti sul territorio regionale, permettendo all’utente di conoscere il numero di persone in coda e indice di affollamento, ovviamente facendo sempre riferimento alla struttura più prossima.

Certamente i fondi dedicati alla sanità (con momenti alterni, specie pre e post-pandemia: dati GIMBE e SVIMEZ) e la riforma dell’autonomia, può amplificare delle sostanziali differenze tra regioni. Applicazioni come quelle poc’anzi descritte sono facilmente rinvenibili per la Lombardia, Lazio (con dati accessibili anche via web), Sardegna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Liguria, Puglia, Emilia Romagna, Marche, Toscana, in altre regioni, invece, è possibile apprezzare dati parziali, riferibili a singole ASL oppure a strutture ricadenti nella medesima amministrazione, ma nel frattempo – almeno – si è avuto a livello nazionale l’accesso al FSE- Fascicolo Sanitario Elettronico.

Silvestro Marascio